26 ottobre 2023
Per questo, in vista del prossimo negoziato previsto per il 6 dicembre, le 3 organizzazioni lanciano una provocazione ai membri dei Governi dell’UE che siedono in Consiglio, oltre che ai rappresentanti della Commissione e agli europarlamentari, attraverso il sito
Don’t spy eu, che ne simula il riconoscimento facciale e anticipa quello che potrebbe succedere a tutti i cittadini europei se l'AIAct non li proteggerà esplicitamente.
Un algoritmo analizza le loro immagini pubbliche caricate e assegna a ciascuno genere, età e “stato emotivo”. L’obiettivo è evidenziare il grande margine di errore e di approssimazione di queste tecnologie e indurre politici e rappresentanti delle istituzioni a riflettere sulle decisioni che sono chiamati a prendere durante il negoziato in corso.
“Vogliamo sensibilizzarli in prima persona e far comprendere ai cittadini europei i problemi connessi alle tecnologie di sorveglianza negli spazi pubblici. Il riconoscimento facciale e altre forme di sorveglianza biometrica hanno il potenziale per minare i nostri diritti e le nostre libertà negli spazi pubblici. Dal monitoraggio delle emozioni e dei presunti "comportamenti sospetti" in Europa, alla repressione dei manifestanti a Hong Kong, fino ai violenti ed erronei arresti di uomini di colore negli Stati Uniti, il riconoscimento facciale ci trasforma in codici a barre ambulanti in tutto il mondo, dichiara Martina Turola di The Good Lobby.
Vietare le tecnologie di riconoscimento facciale è importante anche per arginare l’abuso di deepfake. La presenza di modelli addestrati a riconoscere volti e la diffusione di tecnologie software che estraggono i punti identificativi da un volto, infatti, possono essere usati per il riconoscimento facciale ma anche per produrre deepfake. In uno scenario in cui i sistemi che trattano biometria facciale non siano ostacolati, le nostre foto online possano essere usate, senza il nostro consenso, per profilarci.
Un AI Act debole e non determinato a bloccare il trattamento dei dati biometrici porta inevitabilmente ad una profilazione massiccia, non consensuale, che usa i nostri dati biologici per collezionare informazioni sulle nostre vite.
Per “responsabilizzare” i decisori pubblici, il sito della campagna Don’t Spy EU raccoglie i deepfake delle personalità politiche più rilevanti per ciascun paese dell’Unione Europea e invita chi sia in grado di produrre foto false, ma verosimili, di caricarle sul sito per contribuire alla richiesta di divieto di utilizzo di questi sistemi di identificazione biometrica .
“I dati di biometria vocale e facciale devono essere trattati con una tutela straordinaria, perché l'attuale sistema informativo è fortemente vulnerabile a queste produzioni, eppure continuiamo ad assistere a una diffusione incontrollata di applicazioni che trattano, producono, e falsificano questi dati biometrici. Serve quindi un divieto radicale e totale sul trattamento di questi punti identificativi.” spiega Claudio Agosti, Lead Technologist del Centro Hermes per la Trasparenza e i Diritti umani digitali.