MARLA #3.23
PIÙ LUMINOSE PROSPETTIVE DI VITA
a cura di:
Davide Del Monte
Alessandra Bormioli
COPERTINA DI
INTRO
April is the cruellest month, breeding
Lilacs out of the dead land, mixing
Memory and desire, stirring
Dull roots with spring rain.
Winter kept us warm, covering
Earth in forgetful snow, feeding
A little life with dried tubers.
Summer surprised us, coming over the Starnbergersee
With a shower of rain; we stopped in the colonnade,
And went on in sunlight, into the Hofgarten,
And drank coffee, and talked for an hour.
Bin gar keine Russin, stamm’ aus Litauen, echt deutsch.
And when we were children, staying at the archduke’s,
My cousin’s, he took me out on a sled,
And I was frightened. He said, Marie,
Marie, hold on tight. And down we went.
In the mountains, there you feel free.
I read, much of the night, and go south in the winter.
(tratto da "The Waste Land" di T. S. Eliot)
DIRITTI DIGITALI
È una notizia passata in secondo piano – dopo il ritiro di ChatGPT dall’Italia, l’annuncio dell’UE di voler regolamentare l’AI e sì, anche dopo il papa in versione rapper – ma la presentazione del Restrict Act al Senato USA è importante per una serie di motivi. La bozza di legge, proposta dal Democratico Mark Warner a inizio marzo, è stata ribattezzata da qualcuno “Patriot Act 2.0”, un richiamo alla normativa del 2001 che consentiva all’intelligence e alle forze dell’ordine di acquisire dai vari provider le registrazioni delle comunicazioni dei privati cittadini. Ai tempi, il governo statunitense si era giustificato sostenendo che l’accesso a e-mail e telefonate di alcune persone risultava necessario per le indagini terroristiche. Oggi, grazie anche alle rivelazioni di Edward Snowden (2013), sappiamo che il vero obiettivo era quello di ottenere dati personali in quantità massicce – a quale scopo, esattamente, non è mai stato chiarito.
In ogni caso, lo scandalo aveva in qualche modo fatto sì che FBI e NSA ricorressero sempre meno di frequente alla suddetta legge… Fino al Restrict Act, perlomeno. Se approvata, infatti, questa legge darebbe alle agenzie governative il potere di revisionare le transazioni digitali effettuate da/attraverso soggetti connessi (o ritenuti tali) ai Paesi nemici degli USA (Cina, Russia, Cuba, Iran, tra gli altri). Oltre al ban del popolarissimo TikTok, si andrebbe incontro a una “disclosure” di dati personali senza precedenti – utilizzo di VPN, app di pagamento, crypto wallets, accesso alla cronologia del browser, e altro ancora. Ne ha scritto nel dettaglio J.D. Tuccille in questo articolo per Reason (ENG).
Non mancano dubbi e preoccupazioni nemmeno nel Vecchio Continente, dove l’UE sta lavorando alla stesura dell’AI Act, il regolamento ufficiale sull’intelligenza artificiale da applicare agli Stati Membri. Nelle prossime settimane gli europarlamentari saranno chiamati a votare in favore o contro un atto normativo che, a detta di organizzazioni come Privacy Network, dovrebbe includere alcuni punti fondamentali, spesso sottovalutati. In questa lettera aperta indirizzata al Parlamento Italiano e a quello Europeo, e pubblicata il 3 aprile sul sito di Privacy Network, 23 firmatari – tra enti e singoli individui – hanno stilato un elenco di aspetti controversi dell’AI che necessiterebbero di attento monitoraggio da parte delle istituzioni. Tra i potenziali rischi che l’utilizzo di modelli generativi porta con sé vengono citati: disinformazione, diffusione di contenuto discriminatorio e/o estremista, mancanza di trasparenza sul trattamento dei dati personali degli utenti.
E nel resto del mondo? A inizio aprile Reuters, BBC, Deutsche Welle e altri canali d’informazione riportavano la decisione delle autorità iraniane di installare telecamere negli spazi pubblici per identificare e arrestare le donne senza velo. L’hijab è infatti obbligatorio per legge, nonostante le proteste dei mesi scorsi, scoppiate in seguito all’uccisione della detenuta 22enne Mahsa Amini, continuino a reclamare la libertà di espressione. In un Paese dilaniato dai conflitti interni, c’è chi, come il tassista Morteza di Tehran, trova la forza di resistere al governo. Intervistato da Middle East Eye, Morteza ha detto che sul suo veicolo applicherà dei vetri oscurati, così da proteggere l’identità delle clienti a bordo dalle telecamere stradali.
Quando si parla di privacy e dati sensibili, non ci sono solo i regimi autoritari da temere. Google Maps, attraverso Street View, da più di quindici anni rende pubbliche e “visitabili” virtualmente le facciate di miliardi di edifici, tra cui anche le abitazioni private. Le stime della stessa Google sono di un centinaio di Paesi mappati, per un totale di 220 miliardi di fotografie scattate. Nulla di nuovo fin qui, e nemmeno di troppo controverso, visto che il tool esiste da anni e in tanti ne elogiano l’utilità. C’è però chi continua a ritenere poco sicuro condividere l’esterno delle proprie case con sconosciuti, per diversi motivi – pericolo di rapine, irruzioni improvvise, stalking e altro. Per quest’ultima categoria di privati, CNET ha pubblicato a marzo una mini-guida per offuscare la facciata della propria dimora in pochi click. A questo link si trova anche la versione reel (@attndotcom).
GIUSTIZIA SOCIALE
Ad aprile abbiamo organizzato un ciclo di incontri intitolato “Il Potere in città” per approfondire e discutere con diversi esperti ed esperte alcuni dei temi più interessanti che coinvolgono i mutamenti urbani di cui siamo testimoni o, troppo spesso, vittime.
Il primo appuntamento, con Davide Del Monte, Viola Stefanello, Andrea Daniele Signorelli e DustyEye, è stato dedicato all’impatto delle nuove tecnologie sulle nostre vite e sulle nostre città e al rapporto tra uomo e macchina (Intelligenza Artificiale e algoritmi). Il secondo appuntamento, con Laura Carrer, Luca Quagliato, Lorenzo Bagnoli, Sandro Greblo e Teresa De Martin ha approfondito il tema delle piattaforme di delivery e di come queste abbiano imposto alle comunità una nuova percezione della propria città. L’ultimo appuntamento, con Giuseppe Imbrogno, Lucia Tozzia, Bertram Niessen e Lucia Borso è stato dedicato al tema della gentrificazione, di come investimenti e speculazioni stiano ridisegnando le città in un moto di attrazione verso i capitali (soprattutto stranieri) e di espulsione dei cittadini, che non possono più permettersi di vivere dove sono nati e cresciuti.
L’ultima newsletter di onData ci ha fatto scoprire un’inchiesta davvero interessante (e a tratti sconvolgente) sui libri proibiti nelle carceri americane, pubblicata da
The Marshall Project. I reporter hanno chiesto a ogni sistema carcerario statale le politiche sui libri adottate e gli elenchi delle pubblicazioni vietate. Circa la metà degli Stati ha risposto ai giornalisti, consentendo loro di creare una lista di circa 50.000 titoli, che è stata poi resa pubblica e ricercabile: a voi scoprire i libri più assurdi che sono stati vietati (suggerimento: cercate “yoga”) e quelli che invece in alcun Stati sono disponibili, nonostante facciano esplicita propaganda di dottrine razziste e violente.
Un’altra scoperta interessante, questa volta avvenuta durante l’International Journalism Festival di Perugia, riguarda
Dotz Media: un progetto mediatico nato dall'idea di giornaliste razzializzate, che hanno deciso di creare un mezzo in cui l'informazione non passasse attraverso una lente di parte creata dalla classe egemonica dei giornalisti nelle redazioni occidentali. Come riporta il sito di Dotz, da un sondaggio della City University London 2016 l'attuale panorama giornalistico è per il 94% bianco e per il 55% maschio.
GIUSTIZIA CLIMATICA
“Negli ultimi due decenni, più di 80 città metropolitane in tutto il mondo hanno dovuto far fronte a gravi carenze idriche a causa della siccità e dell'uso insostenibile dell'acqua. Le proiezioni future sono ancora più allarmanti, poiché si prevede che le crisi idriche urbane aumenteranno e colpiranno maggiormente coloro che sono socialmente, economicamente e politicamente svantaggiati”. Così si apre la scheda del rapporto “Urban water crises driven by elites’ unsustainable consumption” pubblicato su Nature. Gli autori mettono le cose in chiaro già dal titolo, ma, se non fosse abbastanza esplicito, il cuore del problema è che le disuguaglianze sociali tra diversi gruppi o individui svolgono un ruolo importante nella produzione e manifestazione delle crisi idriche.
L'area metropolitana di Città del Capo, che presenta un’alta disuguaglianza, è servita da esempio per illustrare come l'uso insostenibile dell'acqua da parte dell'élite possa esacerbare le crisi idriche urbane almeno quanto il cambiamento climatico o la crescita della popolazione.
La mancanza d’acqua in Italia dipende certamente dall’uso insostenibile che ne fanno alcuni, ma anche da diverse carenze strutturali del sistema idrico, tra cui la capacità di difendersi da corruzione e frodi. Lo studio “Acqua 2023”, pubblicato dal Centro di Ricerca padovano REACT, mostra come i fenomeni criminali contro l’acqua (water crimes) siano ancora poco studiati e come la mancanza di dati e di un’agenzia dedicata a proteggerla, rendano il settore idrico poco preparato ad affrontare rischi sconosciuti. I casi raccolti in diverse parti del mondo raccontano di attacchi informatici e fisici contro le infrastrutture idriche, di frodi negli investimenti, di operazioni spregiudicate da parte di multinazionali o di governi per prendere controllo della poca acqua disponibile, di tangenti milionarie ma anche di piccole truffe messe in atto da singoli individui o da organizzazioni criminali per non pagare le bollette o controllare un territorio.
Rimanendo sul tema della mancanza di acqua, il problema dei problemi è ovviamente quello dei cambiamenti climatici: a metà di aprile la Fondazione CIMA, Centro Internazionale in Monitoraggio Ambientale, ha
fatto i conti della disponibilità d’acqua contenuta nella neve. Superato il periodo di accumulo, infatti, l’acqua contenuta nella neve oggi è una buona parte di quella su cui potremo contare per i mesi più caldi della primavera e dell’estate. E, purtroppo, è ben poca: le temperature miti e le scarse precipitazioni di quest’inverno hanno portato a un deficit del -64% a livello nazionale rispetto agli ultimi 12 anni. Ad aprile siamo già nelle stesse condizioni critiche registrate a fine giugno 2022
Le tre analisi che abbiamo voluto riportare questo mese ci confermano che se si vuole davvero cambiare direzione, un approccio interdisciplinare e intersezionale alla questione ambientale è fondamentale. Per ottenere dei risultati convincenti sono necessarie competenze e conoscenze da ambiti e domini scientifici molto diversi fra loro, ma allo stesso tempo bisogna inserire la lotta ai cambiamenti climatici tra i pilastri della lotta contro l’ingiustizia in generale: anche in caso di siccità, saranno i privilegiati a poter bere la poca acqua disponibile, per tutti gli altri non rimarrà che aspettare la pioggia, o morire di sete.